“Albino Accoroni” del Prof. Antonio Luccarini

Il primo dato che emerge quando ci si accosta alla produzione di Albino Accoroni è che il dipingere sembra consistere per lui in un agire essenzialmente rivolto ad ordinare i motti di una sensibilità vibrante onesta e contenuta perennemente commossa di fronte alla materia semplicissima, particolare, quotidiana dello spettacolo della vita.

I contenuti che abitano il mondo pittorico di Accoroni paiono generarsi attraverso i suggerimenti e le maturazioni di una siffatta sensibilità, e si può dire quasi che l’agire pittorico gli influenza e, per così dire orienta il destino. E quanto più la realtà si presenta come pittorica e capace di colmare le esigenze di quella sensibilità, tanto più la sua creazione si presenta continua, trasparente e felice.

Si ogni produzione pittorica è fondamentalmente il resoconto e la storia di uno sguardo particolare, di una visione soggettiva, possiamo dire che nel nostro autore, la pratica artistica fa veramente tutto uno con la vita per cui si può dire che la sua pittura fiorisce sopra un lavoro di sensi che si fanno pensiero, riflessione e visione del mondo. E allora pare alla lettura attenta di queste tele, che c’è una vita interiore che tende, secondo il ritmo compositivo, a sistemarsi come un lento fluire, uno scorre-re morbido a cui il movimento sia dato da naturale fatalità che da dinamico ardore.

Le situazioni, anche là dove colori e forme tendono alla dimensione tragica si orientano a comporsi in un equilibrio d’idillio; Il materiale pittorico è animato non solo dalla grazia di atteggiamenti plastici e figurativi, ma approfondito e fatto pensoso da una partecipata commossione e dallo sguardo appassionato sulle cose. C’è sicuramente il rispetto e l’amore nei confronti di una tradizio-ne che agisce su di lui, non tanto indirizzando lo stile, bensì suggerendo l’intonazione generica degli stati dell’animo, gli schemi compositivi e le atmosfere, a larghi orizzonti, a melodie diffuse, delle visioni prospettiche. Accoroni attraverso la lezione dei grandi maestri, risente le supreme situazioni, il pathos, gli atteggiamenti di fronte alla vita, le malinconie; dalle vie magistrali egli trae la compo-stezza e il decoro elegante delle sue composizioni, ma anche la tenerezza nostalgica per le cose vagheggiate e vissute come indefinite e impossibili.

Dai percorsi magistrali egli ha preso il modo di esercitare cautela e rigore nei riguardi di ogni garzante offerta che disseta la natura o l’opera dell’uomo. Tutto questo agisce nella sua opera lasciando traccia come esperienze irrevocabili e obliate di cui rimangono solo esiti finali con un fondo d’amarezza. E’ rimasta questa lezione come una disposizione innata ad accogliere e ad esprimere alcune particolare tristezza e sfaccettature del sentimento, umile e affettuose, una voglia di non contrapporsi ma di entrare in sintonia con il mondo che è dato e che esiste fuori di noi e che bisogna accogliere nel cuore e nel momento espres-sivo, se si vuole arrivare alla conquista di un saldo umano equilibrio.

Prof. Antonio Luccarini