Albino Accoroni è, in apparenza, un uomo tranquillo, ma, dentro, c’è il tumulto dell’artista: autoconfessione, crisi esistenziale, angoscia.
Come si esprime?: per simboli. Ma il simbolo lui lo trae dal quotidiano. Fra case, muri selciati, in quella che potremo definire la “città-borgo”, cioè l’ambiente che non solo gli è congeniale ma che gli appartiene per umanità.
Strumento della sua forza espressiva è una pittura materica. Permeata di colori intensi.
Ma lavorata, giorno per giorno, fra silenzi e atmosfere, condizionata dagli stati d’animo, in una visione che è angolo di vita.
La trasposizione dell’ambiente al simbolo è lucida. In quell’ambiente c’è l’uomo. Con le sue ansie, i suoi progetti, le sue realizzazioni.
Di qui la pittura di Accoroni, costruita e a volte levigata, ma psicologicamente forte, determinata, quasi a fronteggiare, con pittura, la sua pittura, lo scontro, l’urto con gli esseri viventi e le cose. Si spalanca così una pittura intensa, che se nella figura umana fino all’80 dava spaccati di surreale oggi vive una matrice espressionistica.
Ma senza un “quos ègo”, né retorica, né minaccia, né enfasi : è una pittura che s’apre al racconto, alla storia d’ognuno, all’interiorità.
In altri termini, la coscienza di vivere. In città, sulla marina, fra i muri sbrozzolati, si sente il fiato dell’uomo, perché no ?, fra drammi, amori, passioni. Ma il simbolo delle cose di Albino Accoroni è una lucida armatura che riveste l’esprit.
La storia di questo artista segreto e valoroso, schivo ma preso dal suo modo di comunicare, dal suo linguaggio, è ancora una storia tutta da scoprire: Albino Accoroni, a nostro giudizio, è un artista che merita alte quotazioni, ma l’occhio del critico o del gallerista di grande fama dovrebbe mirare ad un artista dalle radici profonde.
Se tutto questo non è avvenuto – e speriamo avvenga presto, è invece accaduto che la gente abbia già scoperto Albino Accoroni, in quanto la sua arte entra nell’animo di chi la osservi, stabilisce un rapporto immediato con chi appena la “visiti”.
Di conseguenza, già i collezionisti si affacciano ed appetiscono la sua arte o, in un centinaio e più di presenze in mezz’Italia, da Perugia a Venezia, Ferrara, Ravenna, Modena, fino al recentissimo primo premio di Licata, Albino Accoroni è stato scoperto da quelle che potremmo definire “giurie popolari” : cioè, come abbiamo asserito, gli occhi della gente.
E’ un segno premonitore, certo. Ma quanto dovrà aspettare questo artista del segno netto e della poesia colma di solitudini?
Mario Lupo bussò alle nostre porte chiedendoci una recensione ed era solo uno sconosciuto finanziere : poi ebbe la fortuna ed il merito ed il successo che sappiamo. Vorremmo che anche Albino Accoroni salisse queste scale. Con quanta difficoltà, vivendo nella provincia-deserto, lo possiamo immaginare.
Ma Eschilo non ha forse scritto che la saggezza si matura attraverso le sofferenze ? Ecco la saggezza per l’artista è la creatività : non mollare ma fare.
Il travaglio dell’artista, la sua ricerca, non è fonte di dolore ? Oggi soprattutto per l’artista autentico è durissima la lotta, oggi che il cosiddetto homo sapiens evoluto produce tanti falsi artisti, c’è una concorrenza spietata spesso governata da crudeli leggi di mercato.
Tuttavia pensiamo che prima o dopo il conto torni. E Albino Accoroni, già selezionato da una storia d’artista e dagli occhi della gente, possa far vivere e splendere la sua storia di vero artista.
CESARE BALDONI Scrittore